
Spesso le storie dei nostri anziani sono intrise di misteri e di detti/non detti. E’ il caso di Carlo Sassano, soldato e partigiano, nato a San Marco in Lamis il 22 febbraio 1918, insignito qualche giorno fa del Premio Resistenze 2023 (voluto dall’Auser locale e provinciale) e in procinto di essere insignito della Medaglia d’Oro (domani 2 giugno 2023 in quel di Foggia) al valore militare e per aver contribuito alla sconfitta del Regime Fascista in qualità di Partigiano.
Carlo l’11 aprile 1939, in piena Seconda Guerra Mondiale, si imbarcava per l’Egeo da Brindisi e si stanziava presso il Reggimento di Fanteria Regina; fu promosso prima soldato, poi caporale e infine caporal maggiore (correva il 10 maggio 1940).
Il 4 ottobre 1943 fu catturato e reso prigioniero dei Tedeschi il 4 ottobre 1943. Evade dalla prigionia il 28 dicembre dello stesso anno e scappa in Turchia. Qualche giorno dopo viene catturato e imprigionato a Tefenni. Il 4 marzo 1944 viene trasferito in Palestina e l’8 luglio 1944 in Egitto. Un mese dopo viene rimpatriato in Italia e giunge a Napoli. Torna a casa in licenza per 60 giorni solo nel 1946.
Sul fronte Mediterraneo.
Ha partecipato dall’11 giugno 1940 all’8 settembre 1943 a varie operazioni di guerra nel Mediterraneo con il Reggimento Regina (trae le sue origini da un battaglione denominato La Regina, creato nel 1734 quando il conte Giovanni Battista Cacherano di Bricherasio ottenne da Carlo Emanuele III di Savoia il permesso di arruolare le dieci compagnie che lo avrebbero formato; il battaglione proseguì la sua evoluzione servendo casa Savoia e divenendo poi reggimento; nel 1831, con l’istituzione delle Brigate Permanenti, si sdoppiò con la creazione del secondo reggimento della brigata “Regina”; nel 1839 cambiò denominazione, divenendo il 10º Reggimento Fanteria “Brigata Regina”, all’interno del nuovo ordinamento che assegnava ai reggimenti dell’Arma di fanteria un numero progressivo).
La sua vita da Partigiano.
Ha partecipato dal 9 settembre 1943 al 4 ottobre 1943 alle operazioni di guerra svoltesi nel territorio Greco con la Formazione Partigiani Reparti Italiani (come testimonia la Dichiarazione Integrativa al suo foglio Matricolare fatta dal Colonnello Comandante Sancho De Macina).
Dai racconti dei figli Gennaro e Matteo, Carlo conosceva sia il Greco recente, sia l’Arabo. E pare che durante la sua vita partigiana fosse munito di un documento falso (con un nome greco), rilasciato appositamente da un Capitano dei Carabinieri.
Della sua storia continueremo a parlarne in un successivo servizio.