Alla presenza del sindaco Michele Merla e delle autorità civili, militari, scolastiche e religiose del posto è stato omaggiato stamani il milite ignoto anche a San Marco in Lamis, così come avviene da decenni il 4 novembre di ogni anno.
Qui in basso il discorso del primo cittadino. Con lui erano presenti anche il vice-sindaco Angelo Ianzano, l’assessore Meriligia Nardella, il Presidente del Consiglio Comunale Annalisa Sassano, il consigliere comunale Luigi Tricarico e altri esponenti politici di maggioranza e opposizione.
La popolazione sammarchese è da sempre legata alle vittime di ogni conflitto bellico ed ha sempre ritenuto importante omaggiare i suoi caduti della Prima e della Seconda Guerra Mondiale.
Commemorazione dei Caduti: cittadinanza onoraria al Milite Ignoto.Merla ha posato per l’occasione un’apposita corona di alloro, tra le bandiere tricolori sventolanti al vento novembrino. Anche quest’anno nella giornata del 4 novembre è stata celebrata tale ricorrenza per rende un doveroso omaggio ai caduti della Grande Guerra (la Prima) e per ringraziare i militari in servizio in Italia e nelle missioni internazionali all’estero. Gli Alunni delle medie, la vice-preside Iannantuono, il docente Stea e la ricercatrice storica Schiena elencano i 287 caduti. 20 ragazzi della Scuola Media “De Carolis”, alcune docenti e l’assessore Nardella hanno letto i nomi di tutti i 287 caduti sammarchesi della Grande Guerra, mentre la banda musicale diretta dal maestro Carlo Bonfitto ha allietato i presenti con il “Silenzio”, l’Inno d’Italia e altri brani della tradizione militare Italiana. Ad accompagnare gli alunni c’erano il prof. Severino Stea, la vice-preside Michelina Iannantuono e l’ex-docente della Scuola Media “De Carolis” nonché ricercatrice storica Maria Schiena, che hanno aiutato gli alunni nella elencazione dei caduti sammarchesi della Grande Guerra. E’ stato questo un momento emozionante per tutti, soprattutto per i parenti diretti ancora in vita o discendenti di questi uomini che hanno dato la vita per difendere la Patria italica. Ben 287 eroi immolatisi anche nel nome della loro e nostra San Marco in Lamis. Qui in basso alcuni scatti dell’iniziativa. Il discorso intero del Primo Cittadino. Oggi 4 novembre ricorre “La Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate”, giornata celebrativa nazionale italiana, istituita nel 1919 per commemorare la vittoria italiana nella prima guerra mondiale ed è festeggiata ogni 4 novembre, data dell’entrata in vigore dell’armistizio di Villa Giusti, che portò all’unificazione dell’Italia: oggi celebriamo l’Unità d’Italia, non dimenticando i caduti che si sono sacrificati per dare vita al nostro Paese. Oggi è anche la giornata delle Forze Armate che, come dice la legge, sono al servizio della Repubblica. Questa espressione indica il legame indissolubile che esiste fra le Forze Armate e l’Italia, le sue Istituzioni, il suo popolo. Esse adempiono al dovere fondamentale di difendere la Patria ma, al tempo stesso, sono al servizio della collettività e sono parte presente ed attiva anche nei casi di straordinaria necessità e urgenza. Quest’ultimo anno e mezzo ne è stata la prova. La grande emergenza sanitaria che ancora stiamo vivendo ha messo tutti a dura prova: ci ha isolati, ci ha privati della libertà di spostamento, ci ha allontanati a livello di rapporti umani, ha portato perdite e gravi lutti ovunque. Ed è stato proprio in questo frangente che le Forze Armate ci sono state vicine e ci hanno dato un aiuto concreto: non solo facendo rispettare le prescrizioni sanitarie imposte per la tutela della salute di tutti noi, ma anche a livello pratico con attività di supporto alla Sanità nazionale con l’invio di medici ed infermieri militari, l’allestimento di ospedali da campo e di strutture temporanee per triage, tamponi ed accoglimento dei pazienti, con voli sanitari di emergenza. Sono impresse nella mente di ognuno di noi le immagini di una lunga colonna di mezzi militari utilizzati per il trasporto delle salme nella città di Bergamo nel marzo dello scorso anno. Immagini da teatro di guerra che ci mostrano, ancora una volta, il totale asservimento alla collettività delle Forze Armate. Forze Armate che ci difendono, ma che innanzitutto ci aiutano: portatori di pace e non di guerra, collaboratori preziosi delle Istituzioni, presidi di legalità ed esempio di dedizione e fedeltà al paese ed al popolo italiano. Il ricordo va ai tanti giovani italiani, tra cui molti concittadini sammarchesi, che eroicamente hanno combattuto ed hanno sacrificato le loro giovani vite per difendere il loro paese, per renderlo unito, coeso e libero. Libertà, la più grande conquista dell’uomo ed è grazie a questi uomini che noi oggi possiamo dirci liberi. Esattamente cento anni fa, il 4 novembre 1921, la salma del Milite Ignoto veniva trasportata e tumulata all’Altare della Patria a Roma. Per ricordare il sacrificio e l’eroismo dei tanti giovani combattenti durante la Prima Guerra Mondiale si decise di scegliere una salma ignota e non identificabile per ogni zona del fronte su cui si era combattuto. Undici salme, una sola delle quali sarebbe stata tumulata a Roma, furono trasportate nella Basilica di Aquileia. Qui, tra undici bare identiche, venne fatta la scelta, affidata a Maria Maddalena Blasizza di Trieste il cui figlio Antonio Bergamas – disertore dell’esercito austriaco e volontario nelle fila italiane – era caduto in combattimento senza che il suo corpo potesse essere identificato. Una donna, una madre, provata dal dolore più grande – perdere un figlio- che in quel momento rappresentava l’Italia che, anch’essa provata dal grande dolore di aver perso migliaia di figli, ne sceglieva uno, senza nome, affinché fosse il simbolo del sacrificio e del dovere. La città di San Marco in Lamis, aderendo al progetto “Milite Ignoto, Cittadino d’Italia” voluto dal Gruppo Medaglie d’Oro al Valor Militare d’Italia in collaborazione con l’ANCI, lo scorso mese di giugno ha conferito al Milite Ignoto la cittadinanza onoraria con la seguente motivazione: “Così come cento anni fa quel Soldato è stato voluto “di nessuno” perché potesse essere percepito come “di tutti” e sublimare così il sacrificio di tutti i Caduti per la Patria, oggi è giunto il momento in cui in ogni luogo della patria si possa orgogliosamente riconoscere la paternità di quel caduto”. Per concludere mi rivolgo a tutti i giovani presenti, ai quali ricordo che non bisogna mai dimenticare. La commemorazione odierna non deve essere considerata una rappresentazione retorica o ispirata solo dagli obblighi di rito del “dovere istituzionale”. Tutti abbiamo il dovere di ricordare e non dimenticare i tanti giovani che coraggiosamente hanno creduto in un ideale ed hanno sacrificato il bene più prezioso, la loro vita, per assicurare alle future generazioni un Paese libero ed unito. A tutti i giovani dico: “Non dimenticate! Il futuro di un paese si basa sulla memoria storica e sul rispetto del sacrificio altrui”. Viva le Forze Armate, viva la Repubblica, viva l’Italia!