
Pubblichiamo una commuovente lettera di Massimo al fratello Gabriele Tardio, scomparso prematuramente 10 anni fa per un malore improvviso nella sua San Marco in Lamis. Era uno scrittore, un artista, un storico, un ambientalista e un convinto francescano, ha lasciato il vuoto dietro di lui.
Ecco la lettera di Massimo a Gabriele.
E sono dieci anni, ma sei sempre presente.
Scusami Gabriele, vorrei ancora dialogare con te anche solo per percepire la tua voce simile e non per trovare un solidale accordo impossibile.
Mi manchi e non poter ascoltare più quelle appassionate conversazioni e le tue riflessioni ideali lontane dai miei interessi contingenti.
Testardamente tu continuavi a ribadire i tuoi emozionanti intenti, le tue campagne sociali e gli esaltanti risultati.
Comunque, senza farmi contagiare, volevo comprendere la tua tensione di iniziare un nuovo progetto impossibile.
Vedevo che avevi la febbre di intraprendere sempre una nuova lotta ardita.
Per te era sempre la stagione di seminare obiettivi, di cercare nuove cose antiche.
Ripetevi, forse come presagio, che non avevi il tempo e non avresti forse potuto vedere la conclusione.
Ma non ti scoraggiavi perché eri sicuro che qualcuno avrebbe continuato il tuo lavoro iniziato. – Pianta un seme, – dicevi in varie occasioni, – crescerà e darà i suoi frutti; qualcuno mangiandoli dirà: Grazie a chi ha piantato questo albero. Stabile a San Marco avevi lo sguardo oltre le montagne ma solo per poter scrutare meglio la tua terra che caparbiamente non volevi abbandonare.
Per le vie del mondo ti affrettavi con i tuoi sandali francescani, tue serafiche ali leggere, che palpavano la terra ma erano sempre sporchi di humus garganico.
Sono anni e continuo a chiedermi invano cosa rincorressi nella ricerca continua di una sfida, di vecchie novità e della libera verità. Scusami, ma mi manchi.
Continuerò a pensarti e mi consolo che a San Marco le pietre gridano continuamente il tuo melodico richiamo: – Io sono qua, appartengo a questa terra, non posso staccarmi e continuerò a vivere in questi spazi.
Tuo fratello Massimo