Accolto con vivo interesse l’ultima fatica di Michele Galante. Il riferimento è ad un lungo e corposo saggio storico – politico, dal pregnante e poetico titolo “Come da un sussurrante alveare sciamarono / Pagine sparse sulla Capitanata” con presentazione di Saverio Russo dell’Università di Foggia (Edizioni Indipendenti di Foggia, 2023, pp. 220).
Il libro, edito da poco, seppure conserva il pregio della scorrevolezza e della chiarezza comunicativa, specie nella parte finale perde di naturalezza e di sintesi espressiva per colpa dell’impaginazione fitta e senza i dovuti accapo, che costringono il lettore a rallentarne la lettura visiva ed interpretativa. Problemi, questi ultimi, di poco conto che sicuramente saranno agevolmente superati durante una eventuale e prossima riedizione.
Anche in questa pubblicazione, l’autore si occupa di temi, fatti e personaggi toccati dalla sua esperienza diretta sul campo o indiretta, attinta dalla lettura commento di testi e testimonianze d’archivio. Nella prima parte si occupa di Giuseppe Di Vittorio e del suo excursus vitale ed operativo sia durante il periodo fascista e del confino all’estero, sia nel corso della sua partecipazione, come capo del sindacato CGIL e di aderente al PCI prima nella consulta e poi nei vari ministeri, occupandosi in primis delle leggi e degli interventi a favore dei lavoratori, contadini-braccianti prima e poi operai. Passa poi a mettere a fuoco il di lui pensiero sull’interpretazione della politica di sinistra e del suo impegno assolto all’interno del Partito tendente all’unità delle forze fino all’accoglimento della idea della terza via del socialismo in Italia e nel resto d’Europa.
Da qui la sua prima ‘calda‘ condanna dell’invasione dell’Ungheria (1956) da parte dell’Esercito russo e poi della rivolta in Polonia del 1968. Di Vittorio, forte del suo credo sull’unitarietà di azione e di intenti della sinistra e nonostante la diversità di veduta con Togliatti, non gettò mai la spugna. La dice lunga proprio il suo intervento al Congresso provinciale del PCI di Foggia del 1956 (manoscritto fornito all’autore da Michele Pistillo). Qui il dissenso sui fatti di Ungheria sembra del tutto scomparso ed egli si dice d’accordo sulla posizione unitaria del Partito di Togliatti.
Dopodiché Galante, passa a tessere le lodi di un altro grande, anzi grandissimo, della Capitanata, come Pasquale Soccio, il filosofo-storico – letterato sommo tra i primi del Novecento, innamorato senza speranza della sua terra e in particolare del suo luogo di nascita, di adolescenza e di en passant, infine di residenza anagrafica e saltuaria. Non a torto, Galante prende dalle sue parole in “Gargano Segreto” il titolo del volume in questione. I sammarchesi, a dire di Soccio, sarebbero uguali alle api. Infatti, gli stessi , seri, caparbi ed intraprendenti sono i primi a uscire (sciamare) di casa e a trovare lavoro in ogni campo e dove. Sammarco è città dell’emigrazione, per antonomasia. I suoi cittadini si trovano dispersi nell’intero globo e più numerosamente in Australia.
Nel nuovo Continente, in termini di numero, sono pari a quelli della madrepatria. Qui, medesime usanze e scelte. Lo conferma la biografia vera di uno di loro, Matteo Cristofaro (1908 . 1977), antifascista e comunista per l’intera vita.
Diversamente da quanto sostenuto in un articolo d’inizio carriera da un incipiente giornalista locale, e del tutto trascurato dalla puntuale e quotidiana cronaca trentennale de La Gazzetta, ritenendo l’accusa una infondata diceria, del Soccio, Galante esclude al riguardo ogni tentennamento di tipo partitico: mai fascista, idealmente liberale e poco visibile negli impegni sociali , per via della sua menomazione.
Attorno a lui , vige un giro immenso di amicizie, composte dalle eminenze importanti in ogni campo, da quello universitario e culturale, a quello scolastico del quotidiano ed istituzionale. Il nostro letterato – studioso non conosce arroganza,. Egli si comporta, infatti, alla stessa maniera anche con la gente semplice: è amico di tutti ed in ognuno scopre il tesoro dell’umanità e dei sentimenti.
Chi scrive, ricorda ed ha assistito qualche volta alle telefonate che il letterato intratteneva alle ore 21.00 in punto con Padre Gerardo di Stignano. Di tanto in tanto, mi telefonava direttamente o mi faceva chiamare dal Bibliotecario Ciavarella per qualche sua confidenza, delucidazione o richiesta giornalistica o su fatti di comune amicizia con l’archeologo Arturo Palma di Cesnola per le scoperte di Paglicci. Raggiungevo immediatamente la sua abitazione del Corso in paese e quando stava a Foggia (ci si abitava ad un tiro di schioppo)anche quella di Palazzo Perugino. Entrambi ci lasciavamo soddisfatti. Forse sono stato il primo a sapere del suo conferimento del cavalierato di Gran Croce, a cui ci teneva tanto, forse più della sua stessa corposa bibliografia. Ma lui non lo diede mai a vedere.
Galante, affonda la sua riflessione sulle sue restanti opere, tra cui il Brigantaggio degli anni ’60 dell’Ottocento a San Marco in Lamis e nel Gargano, riconoscendo alla pari di Soccio che il Brigantaggio è da considerarsi un fenomeno prettamente sociale e non di criminalità, superabile non con la repressione, ma con la sconfitta della povertà e il riconoscimento di maggiori diritti al popolo affamato. Si prosegue a lungo sui balzelli e dazi, comunale e statale, che affliggono la povera gente di fine Ottocento, le lotte e le conquiste ottenute sulla cancellazione parziale o totale degli stessi. Nel resto del libro ci sofferma sulle lotte antifasciste in Capitanata e dei foggiani partigiani operanti nelle regioni occupate dai tedeschi in ogni dove (circa 500 unità), a cominciare dai “Fratelli Biondi”.
Sul tema, infine, apprezza il lavoro di studio- ricerca messo a punto e pubblicato da Loredana Russi, Tra l’altro, apprezza la biografia interventista di Pasquale Balsamo, distintosi per la sua partecipazione all’agguato partigiano di Via Rasella a Roma e nei suoi innumerevoli interventi come partigiano nel Veneto, nonché di tanti altri foggiani che a vario titolo e modo si distinsero come oppositori del fascismo nel pensiero e nell’opera. Ad Maiora, Michele Galante!