Il Coordinamento cittadino per il riconoscimento del percorso storico della Via Francigena di San Marco in Lamis ha lanciato una petizione per chiedere il riconoscimento del percorso storico percorso che passa per la città.
La petizione, intitolata “Carta per il riconoscimento del percorso storico della Via Francigena“, sintetizza le ragioni per cui il percorso dovrebbe essere riconosciuto, come dimostrato anche dai pellegrini che lo hanno percorso per secoli.
L’esclusione del tratto che passa per San Marco in Lamis comporta la perdita di una memoria secolare, oltre che la perdita delle opportunità per richiedere e ottenere finanziamenti per la messa in sicurezza e la valorizzazione del percorso, a partire dalla costruzione di un ostello per i pellegrini.
Il Coordinamento cittadino chiede ai sammarchesi sparsi per il mondo, ai pellegrini che hanno camminato lungo questo percorso e a quanti amano le battaglie per la conservazione della memoria di firmare la petizione e di passare parola.
La memoria è importante e non può essere ridotta a una sterile parola di routine.
In particolare, la petizione sostiene che:
- Il percorso storico della Via Francigena che passa per San Marco in Lamis è documentato da fonti storiche risalenti al XII secolo.
- Il percorso è stato utilizzato per secoli dai pellegrini che si recavano a Roma e a Santiago de Compostela.
- L’esclusione del tratto che passa per San Marco in Lamis comporta la perdita di una memoria secolare e delle opportunità di sviluppo economico e turistico per la città.
La petizione chiede:
- Il riconoscimento del percorso storico della Via Francigena che passa per San Marco in Lamis.
- La messa in sicurezza e la valorizzazione del percorso, a partire dalla costruzione di un ostello per i pellegrini.
La petizione può essere firmata online sul sito del Coordinamento cittadino.
Un po’ di storia:
Nel 1994 il Consiglio d’Europa ha certificato la Via Francigena come “itinerario culturale del Consiglio d’Europa” riconoscendola come “la più antica e importante via di pellegrinaggio medievale che collega l’Europa nord- occidentale con la penisola italiana. Con i suoi diversi ruoli… la Via Francigena è stata un veicolo estremamente importante per la trasmissione di messaggi culturali da una parte all’altra
dell’Europa…”.
La Regione Puglia, con vari atti, riprende e riconosce i principi affermati dal Consiglio d’Europa, in particolare con la deliberazione di Giunta Regionale n. 633/2019, dove si parla delle “vie di fede, lungo le quali per secoli si sono svolti pellegrinaggi di natura religiosa, in parte orientati a raggiungere i principali luoghi di culto del nostro territorio, in parte volti ad attraversarlo per raggiungere come meta finale Gerusalemme”.
Un tratto mai dismesso di questo pellegrinaggio, da millecinquecento anni, è quello richiamato in documenti del secolo XI riguardanti l’abbazia di San Giovanni in Lamis, del cui feudo faceva parte il casale che ha dato origine alla nostra città, e sicuramente, a partire dal XVI, passava per il centro abitato di San Marco in Lamis salendo dal Santuario di Stignano e proseguendo per San Giovanni Rotondo fino a Monte Sant’Angelo, grotta dell’Arcangelo Michele, per poi proseguire verso San Nicola di Bari ed i porti d’ imbarco verso la Terra Santa.
Del resto, ancora oggi, le “compagnie” di pellegrini a piedi, tra cui quelle di Vasto, San Salvo ed altri paesi molisani, hanno come tappa la chiesa dell’Addolorata, sorta, come ben si sa, proprio nei pressi di un ospedale per pellegrini.
Ora, come è noto, il centro abitato di San Marco in Lamis (sicuramente legato ai transumanti e ai pellegrini che percorrevano la strada che portava a Monte Sant’Angelo) è stato escluso dal percorso della Via Francigena approvato dalla Regione Puglia, che ha individuato un percorso “trekking”, cui ha dato il nome di Via Francigena, che i pellegrini non percorrono né percorreranno mai.
Tale scelta ha di fatto portato via a un’intera comunità la propria memoria storica pluricentenaria (il “paese tra due conventi”, non ha più motivo di essere, dal momento che viene escluso proprio il legame con i due santuari – Stignano e San Matteo – che ne giustificano la denominazione, così come non avrà più alcun senso richiamarsi a studiosi e scrittori come Pasquale Soccio, Tommaso Nardella, Gabriele Tardio, Joseph Tusiani, Francesco Paolo Borazio, p. Mario Villani, Raffaele Cera, che a questa tradizione hanno dedicato loro opere) in contrasto e in aperta violazione di quei principi di tutela del patrimonio immateriale e dei diritti delle comunità sui beni culturali contenuti negli atti del Consiglio d’Europa, della Convenzione di Faro, del Ministero per i Beni Culturali, della Regione Puglia, della Provincia di Foggia, dell’Ente Parco e del Comune di San Marco in Lamis (si veda, solo ad esempio, il Piano di Rigenerazione Urbana e il Piano dei Tratturi).
Senza contare che tale scelta ha privato la nostra cittadina di tutte quelle opportunità di crescita, (a partire, per esempio, da un ostello per pellegrini), che i predetti atti vantano.