Niente cataclismi. La scuola continuerà ad essere una palestra di apprendimento e di cultura per i giovani di oggi e di domani. Lo sarà affrontando e superando i ritardi accumulatisi durante i tempi correnti nel campo dell’inclusione scolastica, dell’accoglienza, della resilienza, dell’integrazione e della socialità. Sono questi i temi messi in luce e dibattuti durante la presentazione del libro di Raffaele Cera dal titolo “Un’idea e una esperienza di scuola”, avvenuta, il 18 aprile, nell’Auditorium della Biblioteca Comunale di San Marco in Lamis. Dibattito, quest’ultimo, che ha visto protagonisti, oltre all’autore, valenti relatori (Pietro Villani, Leonardo Bonfitto, Antonio Cera e Matteo Coco), ma soprattutto una platea attenta che di queste cose s’interessa da anni.
A stenderne un pregnante resoconto di cronaca, ci ha pensato Matteo Coco, relatore – scrittore e soprattutto uomo di scuola pure lui che la problematica la vive ogni giorno sulla propria pelle in veste di docente di Lettere preso l’II.SS. “Pietro Giannone” del luogo.
Ecco, i punti salienti del suo discorso conclusivo: “… voglio partire dalle conclusioni un po’ scettiche e negative a cui perviene, sconsolatamente, l’autore (il preside Cera) rispetto a una “finzione” oggi in atto nel mondo della scuola. Azzolina, dunque, ha governato solo con le circolari e mi dispiace per Salvatore Giuliano sottosegretario…amico che io stimo…senza parlare, poi, dell’attuale Ministro Valditara che si preoccupa dei telefonini, del bullismo, della sicurezza e non d’altro, forse, affidando il resto ai presunti tutor od orientatori che sperimenteremo nell’a.s. 2023/24.
L’idea di scuola di Coco che condivide assieme a l’autore del libro, Raffaele Cera, è quella di Aldo Moro, Ministro della Pubblica Istruzione ai tempi del Governo Fanfani di fine anni ’50. Moro pone al centro dell’azione educativa la persona, introducendo nei programmi d’insegnamento l’educazione civica. Convinto che l’allungamento dei tempi aiutasse a rafforzare il senso della cittadinanza.
Importante fu anche il contributo alla riforma della scuola media unica del 1962, maturata durante il primo Governo di Centro sinistra con i Socialisti di Nenni e…”alla trasformazione dell’università italiana da università di élite in università di massa”.
Coco, ribadisce ancora il concetto di “scuola aperta”, che a suo dire significa aperta tutto il giorno, dove si amplia l’intervento formativo attraverso musica, teatro, danza, lettura, incontri-dibattiti, arte, ecc. Sempre d’accordo con Cera, è per “una scuola dove si viaggia”, ieri con i Comenius, oggi con gli Erasmus.
Ecco in sintesi gli altri aspetti – flash condivisi dal nostro commentatore del libro: “la DAD (p.13 – citazione di P. Crepet), il rapporto docente-alunno (p.26), la pratica dell’insegnamento – (ricordo del prof. Giovanni Fini, p.27), gli archivi didattici/a cui si collega lo studio della storia locale e la possibilità di pubblicizzare le attività formative (es.: giornalino d’Istituto, p.41), le esperienze musicali (ivi compresi i concerti alla Scala di Milano, p. 58), i docenti di valore (ricordiamo Di Carlo/Stilla/Giuliani, le prof.sse di matematica e altri/e, pp. 59/60), l’equipollenza titoli (Adriana Ravviso e i programmi americani, p.69), gli abbandoni scolastici e l’attuale fragilità emotiva e psicologica degli alunni, ( cita nuovamente Crepet) e cosi via altri numerosi temi che interessano i soggetti della scuola: docenti, genitori, alunni: stakeholder”.
Coco conclude, infine, con le parole di Don Tonino Bello (prossimo Santo) la scuola come trasmissione di cultura e impegno di servizio. Non a caso, insiste ancora Coco “Raffaele Cera dall’alto della sua esperienza scolastica e della sua idea di scuola…. è “uomo di cultura… “, per antonomasia.
Foto di Luigi Ciavarella.