Scritto durante il periodo del Covid e affidato successivamente alla penna di Paolo Innocenti, – l’ Autore Di questo volume dal carattere sciolto, peraltro suo amico conosciuto nel 1982 – , Matteo Sassano, il protagonista di questo memoir dal titolo “Una vita per l’Arma” (sottotitolo “Breve biografia del M.llo Matteo Sassano”) ieri sera ha avuto la sua presentazione nell’austera sala della nostra biblioteca dove ha sede la Fondazione Pasquale Soccio, davanti ad un folto numero di presenti molto interessati all’argomento.
L’introduzione è stata pronunciata dall’avv. Angelo Ciavarella vice presidente della Fondazione seguito dall’avv. Antonio Nardella presidente del Circolo carabinieri di San Marco in Lamis che ha interloquito con Matteo Sassano sui rapporti che entrambi hanno avuto con l’Arma prendendo in esame i contenuti del libro.
La storia che il maresciallo Matteo Sassano narra nelle pagine di questo volume dalla scrittura molto avvincente è esemplare per capire il grado che egli ebbe dapprima di ammirazione nei confronti della figura del carabiniere (la sua divisa, la sua autorità), e quindi l’avvenuta realizzazione di un sogno che Matteo finalmente si avvera : fare il carabiniere.
E le vicende legate a questo impegnativo lavoro (iniziato nel 1967 nella scuola Allievi di Roma e in seguito in quella di Chieti) sono tante come le conoscenze avute, gli slanci eroici, la fedeltà alla divisa e alle istituzioni e l’umanità con cui ha svolto la sua missione sono tutti elementi che hanno sempre contraddistinto l’azione di Matteo Sassano.
La più clamorosa, che finì sui giornali nazionali per la sua drammaticità, fu quella che accadde nel carcere di San Gimignano durante un tentativo di evasione da parte di due detenuti, nel 1975. Un brutto fatto di cronaca che lasciò col fiato sospeso l’intera nazione, che coinvolse anche ostaggi, che Matteo Sassano, che era un tiratore scelto, contribuì a risolvere con l’uccisione di uno dei due rivoltosi. Nel volume vengono descritti tutti i particolari di questa azione avventurosa compresi la pubblicazione di alcuni ritagli di giornali d’epoca e i riconoscimenti ricevuti dallo Stato nonché tutti i nomi di coloro che vi parteciparono.
La sua carriera prosegue. Matteo Sassano venne assegnato dapprima al carcere militare di Gaeta (dove vi erano custoditi in quel tempo due reclusi nazisti, Kappler e Reder) e successivamente, dopo un breve transito in Piemonte, raggiunse Palermo dove restò per un anno e dove conobbe l’allora colonnello Carlo Alberto Dalla Chiesa (1968) comandante del suo reparto. Dopo Palermo arriva a Laives (Alto Adige) dove conobbe la sua futura moglie Claudia rimanendoci sino al 1974 dopodiché, al seguito di una sua domanda di trasferimento, fu assegnato definitivamente nella sede di Asciano (Toscana) dove si concluse la sua carriera di carabiniere col grado di maresciallo.
Matteo Sassano ha vissuto quindi una esistenza intera lontano dalla sua città natia ma nonostante questo distacco professionale, questa peripezia da un punto all’altro della penisola, egli ha sempre mantenuto nel tempo forti legami di amicizia e affetto con l’intera comunità. Lo voglio ricordare anche come valente fisarmonicista (allievo di Tonino Lombardozzi), il che aumenta, se mai ce ne fosse bisogno, simpaticamente la mia stima nei suoi confronti.