Il Festival, diventato fluido, di Stefano Starace viaggia spedito verso il 28° anno d’età e festeggia i suoi 27 anni di eventi in una “impronta” di 16 pagine, rete eterne dagli scatti di Luigi Ciavarella.
Mo’l’estate è un festival artistico semi-itinerante che è entrato già nella storia della cultura popolare locale, quella fatti di concerti, eventi teatrali, spettacoli, cinema, cabaret, mostre, anticipazioni librarie, filmati unici (e perché no irriverenti) nel loro genere.
Quando si parla di Mo’l’estate si fa subito riferimento al suo ideatore, Stefano Starace, sammarchese che ha scelto di investire in cultura e di valorizzare il suo territorio d’origine, quel Gargano spesso bistrattato e ignorato dai movimenti artistici che contano. E ora a contare è proprio questo Festival nato dal nulla e che ha avuto il coraggio di innovarsi anno dopo anno, fino a diventare spesso itinerante e fluido.
Stefano è riuscito sintetizzato a sintetizzare il suo Festival nelle 16 pagine a colori di un mini-Magazine, che porta le foto-racconto di Luigi Ciavarella, infermiere in pensione e da sempre cultore di musica e musicisti.
Ecco come racchiude Stefano Starace in una breve presentazione i primi 27 anni di vita del suo Mo’l’estate.
Ce lo ricordiamo il capolavoro di Stanley KubriGk? Già nel 1968 il geniale regista newyorkese, che decideva di vivere in Inghilterra, si interrogava sul rapporto civiltà/tecnologia e sul futuro del genere umano. Dopo, piuttosto dopo. in Europa cominciavano a formarsi i primi movimenti di ispirazione ambientalista. Bisognava avere grande sensibilità e vista lunga per portare all’attenzione dei più tematiche “altre” quasi del tutto ignorate nei dibattiti socio-politici, completamente in quelli della produzione e della finanza.
Oggi i cambiamenti climatici e le catastrofi naturali a essi collegati sono principale argomento in tutti i settori, di tutti i media. L’arte e la cultura possono fare.
Torniamo a pubblicare “impronta” di Mo’l’estate Spirit Festival, il documento che rappresentare memoria delle attività svolte, degli eventi organizzati, prodotti e rappresentati e che fino a qualche anno fa chiamavamo il giornale del festival – adesso va a capire. Certamente è diventato fluido, come la manifestazione spalmata per tutto l’anno solare, “spezzatino”, si dice del calcio il cui campionato non si svolge più solo di domenica ma per quasi tutta la settimana.
Di questi ultimi anni alcune novità vanno segnalate: i partenariati e le collaborazioni con altri soggetti (pubblici e privati): con il Teatro Foyer ’97 di San Severo, con le associazioni Oskenè-Oltre la scena e ProvoCult di San Giovanni Rotondo con cui abbiamo avviato rispettivamente TeatroVisione – la prima rassegna di drammaturgia contemporanea a San Giovanni Rotondo e il progetto Percorsi settembrini. Da diversi anni siamo partner-tecnico del Premio Andrea Parodi di Cagliari e sottoscrittori con altri soggetti del Patto locale per la lettura del Comune di San Marco in Lamis per quale è conferito “Città che Legge”.
Altre novità sono di carattere giuridico-statutario legate alla riforma del Terzo Settore per cui siamo diventati Associazione di Promozione Sociale. cioè Mo’l’estate ars. L’abbiamo fatto. ci siamo rifonditi ma… quanti dubbi!? Più specificamente, pensiamo che di questo passo – se non ci siamo già – si arrivi alla mercificazione dell’arte, della cultura e dello spettacolo più ampiamente inteso. Per noi sono “derive”: associazione di volontariato e azienda produttiva non possono essere la stessa cosa. Certamente c’è il venditore di dischi, di quadri, di libri, di spettacoli e di opere d’arte in generale ma sostenere che l’autore, il direttore artistico, il creativo… può essere il mercante stesso è un abominio; se un creativo, un autore, deve pensare e condizionare la sua opera alla vendita o al successo, sarà vera opera? È la morte della cultura. Il genio di Charlie Chaplin, di Lucio Battisti Frank Zappa o W.A. Mozart, di William Sheakspeare… troverebbe spazio oggi? L’appiattimento delle arti, i prodotti di laboratorio, con qualche eccezione, furoreggiano già. Il tempo ci dirà meglio. Per intanto, chi di dovere, badasse a come legifera… (John Ford docet). Tornando all’incipit narrativo, impossibile non menzionare quanto è successo negli ultimi due anni. Un disastro umano prima di tutto, poi sociale, economico… Le nostre generazioni saranno testimoni, e vittime, dell’impensabile. Siamo stati a lungo privati del bi-sogno primario dell’essere umano: la socialità, come aver vissuto una “sospensione” dei tempo. I settori lavorativi hanno subìto danni colossali. Più di tutti ha sofferto il mondo dello spettacolo incluso quello musicale (perdite fino al 97%). Poi finalmente qualcosa si è mosso. Nella mia Città, San Marco in Lamis, siamo riusciti a ripartire in concomitanza della Festa della Musica Europea del 21 giugno con L’A-DU-NA-TA viva la musica dal vivo; l’abbiamo chiamata così, con i trattini a suggerire e sollecitare il distanziamento comunque da tenere.
L’evento ha chiamato a raccolta gli artisti locali e tutti quelli che erano in zona, e hanno potuto, hanno risposto all’appello; si è voluto organizzare una festa, celebrare una rinascita. L’entusiasmo ha contagiato musicisti e cittadinanza in egual misura, oltre all’Amministrazione Comunale, ai ragazzi dell’Arci e Carla Bonfitto che ha pilotato con me. Si è suonato, cantato, chiacchierato, raccontato. soprattutto ci siamo riincontrati. Una vera e sana prova corale.
Tra gli eventi quest’anno organizzati, abbiamo deciso di evidenziare quello più significativo, per certi versi l’evento del 2021, L’A-DU-NA-TA, con un piccolo racconto per immagini (realizzate da Luigi Ciavarella curatore anche della mostra 1971: l’anno d’oro del rock). L’evento va ripetuto, ci dicono tutti. Speriamo di togliere i trattini dal titolo.
Viva la musica dal vivo!
Stefano Starace
Per una copia del Magazine? Chiedetela a Starace, in giro per i viali di San Marco in Lamis!